Si è conclusa con grande successo la Scuola Politica 2025 – “La cooperazione che si fa istituzione”, promossa dai Giovani Imprenditori di Confcooperative Emilia Romagna in collaborazione con Aiccon e Social Seed. Due giornate, il 16 e 17 ottobre, di confronto, formazione e riflessione sui temi della rappresentanza, della partecipazione e dell’impegno civile, ospitate a Marzabotto negli spazi della cooperativa di comunità Il Poggiolo – Rifugio Re_esistente, luogo simbolico di memoria e rinascita.
L’iniziativa ha riunito oltre trenta giovani cooperatori da tutta la regione, tra imprenditori, dirigenti e collaboratori, in un percorso che ha alternato panel tematici e testimonianze. La prima giornata si è aperta con i saluti di Eduardo Raia, presidente dei Giovani Imprenditori di Confcooperative Emilia Romagna, Nadia Kherrati (Il Poggiolo – Rifugio Re_esistente), Andrea Sangiorgi (presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcooperative) e della sindaca Valentina Cuppi. Gli interventi di Andrea Baldazzini e Francesca Battistoni (Aiccon e Social Seed) hanno introdotto il dibattito su disuguaglianze ed economia sociale, seguito dai panel dedicati a migrazioni, impatti sui territori e democrazia partecipata, con contributi di Vanessa Guidi, Anna Fornili e Lanfranco De Franco.
La seconda giornata ha confermato il clima di entusiasmo e partecipazione, approfondendo i temi del neomutualismo digitale e delle filiere produttive e distretti cooperativi. Gli interventi del Professor Fabio Bravo e Andrea Baldazzini hanno aperto il confronto sulle nuove frontiere della cooperazione digitale, mentre il dialogo tra Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna, e Maurizio Fabbri, presidente dell’Assemblea legislativa regionale, ha offerto una riflessione di prospettiva sul ruolo delle cooperative nello sviluppo territoriale.
“Si avvertono bisogni nuovi e si sta cominciando ad agire nel solco dell’economia sociale – ha sottolineato Milza – come dimostrano la delega regionale conferita all’assessore Colla e lo sviluppo dell’Action Plan. La cooperazione è preparata e competente e deve essere in prima linea: per aiutare le filiere serve coprogettazione. Le nostre cooperative vivono e lavorano nei territori, li conoscono, e sono quindi gli attori giusti per portare avanti le politiche di rigenerazione.”
Sulla stessa linea, Fabbri ha richiamato la funzione coesiva del modello cooperativo: “Se le diseguaglianze continuano ad aumentare si arriverà a una rottura del patto sociale. Ma lavorando con metodo cooperativo, pianificando insieme, possiamo dare una spinta nuova capace di risanare le lacerazioni. È una spinta che parte dal basso: la cooperazione non solo garantisce servizi, ma anche costanza e presidio, specialmente nelle aree interne.”
Per Eduardo Raia il bilancio è più che positivo: “È stata un’esperienza estremamente gratificante e costruttiva che auspichiamo di poter ripetere. Due giorni di contenuti forti che ci entusiasmano e su cui vogliamo costruire il movimento cooperativo di domani.” La due giorni si è chiusa con la raccolta di riflessioni per la redazione collettiva di un documento finale, sintesi delle proposte e delle visioni emerse, a testimonianza di un percorso che ha voluto formare non solo giovani imprenditori, ma futuri protagonisti di un’economia cooperativa capace di farsi istituzione.