AREE INTERNE, MILZA: “RIGENERARE UN’IDEA DI COMUNITÀ”

AREE INTERNE, MILZA: “RIGENERARE UN’IDEA DI COMUNITÀ”

L'editoriale del presidente di Confcooperative Emilia Romagna, Francesco Milza, dedicato al delicato tema delle aree interne,  uscito sul numero di Ottobre 2025 di InPiazza

martedì 21 ottobre 2025

Editoriale In Piazza, ottobre 2025

 

C’è un’Italia che rischia di spegnersi lentamente. È l’Italia delle aree interne, che in Emilia-Romagna occupano quasi metà del territorio ma accolgono meno del 10% della popolazione. Borghi che si svuotano, negozi che chiudono, giovani che se ne vanno. Interi paesi in cui il futuro sembra scomparire insieme ai servizi essenziali, lasciando spazio a un senso di marginalità e abbandono.

Eppure, chi frequenta questi luoghi sa che non sono terre di periferia, ma laboratori di innovazione e resilienza. Qui nascono esperienze cooperative che tengono viva la speranza di comunità intere. Cooperative sociali che rilevano l’ultima edicola del paese per restituire un presidio quotidiano e inclusivo; cooperative di comunità che riaprono forni, empori e piccoli negozi; cooperative forestali che custodiscono boschi e territorio, trasformando il legno in lavoro e prevenzione del dissesto. Ci sono caseifici cooperativi nell’Appennino emiliano che, oltre a produrre Parmigiano Reggiano, in questi decenni hanno custodito identità e coesione sociale.

Sono esempi che raccontano come la cooperazione non sia un’àncora di salvataggio occasionale, bensì un modello economico e sociale capace di contrastare lo spopolamento e generare futuro. Perché laddove il mercato si ritira, dove l’impresa di capitale non trova convenienza, la cooperazione si radica con una logica diversa: quella della mutualità, della prossimità, del bene comune.

 

Ma queste esperienze, da sole, non bastano. Perché diventino sistema occorrono politiche di riconoscimento e strumenti adeguati. È per questo che Confcooperative Emilia Romagna ha avanzato la proposta di introdurre anche nella nostra regione i SIEG – Servizi di Interesse Economico Generale, seguendo la positiva esperienza trentina. Uno strumento che permetterebbe di sostenere con risorse stabili quelle attività che il mercato da solo non regge, ma che sono vitali per la tenuta sociale: dai negozi di comunità ai servizi di trasporto, dai presidi culturali a quelli sociosanitari fino alle filiali del credito cooperativo da mantenere aperte anche laddove non avrebbero alcuna sostenibilità economica.

 

Non possiamo inoltre pensare che il futuro delle aree interne si giochi solo sulla buona volontà di pochi, o su bandi competitivi che troppo spesso penalizzano i piccoli Comuni. Serve una programmazione negoziata che metta attorno allo stesso tavolo istituzioni, enti locali, comunità e imprese cooperative, dando spazio a progettualità condivise e non a logiche di concorrenza. Serve una riforma del governo territoriale che dia strumenti più chiari a Comuni, Unioni e Province per affrontare sfide che non sono solo amministrative, ma culturali e sociali.

 

Le aree interne non sono luoghi marginali da proteggere con nostalgia: sono una parte essenziale del futuro dell’Emilia-Romagna. Qui si gioca prima ancora che nei grandi centri la sfida della transizione demografica, della sostenibilità ambientale, di un nuovo equilibrio tra città e campagne, pianura e montagna, centro e periferia. Qui la cooperazione può e vuole continuare a fare la differenza, non come supplente dello Stato ma come partner delle istituzioni, con la forza di un modello che mette al centro le persone.

Perché rigenerare le aree interne significa rigenerare la nostra stessa idea di comunità. E questo, per la cooperazione, non è un compito accessorio: è la nostra ragione d’essere.

 

Francesco Milza

Presidente Confcooperative Emilia Romagna