Ogni settembre, con la riapertura di scuole e nidi, migliaia di famiglie in Emilia-Romagna si rimettono in moto. È un momento che segna l’inizio del nuovo anno scolastico (e sociale), carico di aspettative e di impegni, ma anche di preoccupazioni: quante bambine e quanti bambini ci saranno quest’anno sui banchi? La risposta, purtroppo, da anni è la stessa: sempre meno.
Nel 2024, il saldo naturale in Emilia-Romagna è stato negativo: solo 28.003 nascite a fronte di 50.415 decessi. Lo ha ricordato Gianluigi Bovini in Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna lo scorso luglio, presentando i dati alla riunione che ha segnato l’avvio dell’intergruppo sulla demografia. Nei primi mesi del 2025 il calo è continuato: -7,8% nella nostra regione rispetto all’anno precedente, in linea con il drammatico trend negativo di livello nazionale ed europeo. La nostra popolazione in Emilia-Romagna cresce solo grazie al saldo migratorio, che nel 2024 ha superato le 36 mila persone. È la fotografia di una società che invecchia e che rischia di perdere il proprio equilibrio tra generazioni.
In questo scenario, proprio la nascita dell’intergruppo sulla questione demografica dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna è un segnale da valorizzare. Non accade spesso che maggioranza e opposizione, rappresentate in questo caso da due donne con percorsi politici diversi, lavorino fianco a fianco fino ad approvare all’unanimità la costituzione di questo intergruppo, il primo nel suo genere in Italia, con l'obiettivo di promuovere un progetto di legge regionale bipartisan sul tema. Significa che c’è la consapevolezza che la denatalità non è un tema ideologico o di parte, ma una responsabilità comune. Significa riconoscere la portata epocale della sfida. L’auspicio è che questo intergruppo diventi un laboratorio permanente di ascolto e di costruzione di politiche concrete.
Il movimento cooperativo, per sua natura, intende contribuire a cercare risposte a questa drammatica situazione strutturale. Il lavoro stabile resta la prima condizione per immaginare una famiglia: le nostre imprese, anche nei momenti più difficili, continuano a garantire contratti e prospettive di lungo periodo. I servizi educativi sono un altro pilastro. Proprio in queste settimane di ripartenza scolastica, le cooperative sociali sono in prima linea nell’accoglienza di bambini e famiglie.
A questo si aggiunge il tema della casa. In una regione che conta oltre 200 mila abitazioni vuote nelle aree interne, il modello cooperativo può offrire soluzioni accessibili e di qualità e, con le cooperative di comunità, così come con le cooperative di abitazione, mantenere vivi presidi sociali in aree marginali o nelle periferie delle città, contrastando lo spopolamento e dando una prospettiva ai giovani. Dove resta una scuola aperta, dove un negozio non chiude, resta anche una comunità.
La demografia non si governa però solo con incentivi. C’è un bisogno profondo di fiducia nel futuro. Viviamo in una società iperconnessa e al tempo stesso fragile nei legami, nella quale la cooperazione, prima di tutto impresa di persone, ha il compito di ricucire relazioni, combattere solitudini, restituire fiducia, ridurre diseguaglianze.
Anche l’inclusione dei nuovi cittadini va vista in questa prospettiva: non come una soluzione facile, ma come una parte responsabile della risposta. Le cooperative sociali, ad esempio, lo fanno ogni giorno, accompagnando attraverso lingua, formazione e lavoro chi sceglie di vivere e contribuire alle nostre comunità. Così come le cooperative di servizi e di lavoro, che offrono prospettive occupazionali stabili a migliaia di lavoratori stranieri, unite alle cooperative agroalimentari.
In questo tempo di Giubileo della Speranza ci sentiamo chiamati a guardare oltre l’immediato, a pensare alle generazioni che verranno. La denatalità non si inverte dall’oggi al domani, ma possiamo aprire una stagione nuova di responsabilità condivisa. È per questo che abbiamo deciso di dedicare un approfondimento alla questione demografica in questo numero di Lettera dalla Cooperazione.
La cooperazione è pronta a fare la sua parte: generare lavoro, servizi, comunità. In una parola, futuro.
Francesco Milza
Presidente Confcooperative Emilia Romagna
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