Nonostante le stime del Pil reggiano indichino per il 2025 una crescita dello 0,9%, i numeri legati alla natalità e mortalità delle imprese preoccupano fortemente. In un anno, dal giugno 2024 al giugno 2025, il territorio di Reggio Emilia ha perso oltre 1.000 imprese attive, pari a un calo del 2,3%, che ha fatto scendere il totale al di sotto delle 47.000 unità. Un trend che, secondo Confcooperative Terre d’Emilia e la Camera di Commercio dell’Emilia, rischia di indebolire il tessuto economico e sociale di una provincia tradizionalmente connotata da un forte spirito imprenditoriale.
Il tema è stato al centro dell’incontro tra la delegazione reggiana di Confcooperative Terre d’Emilia – con il presidente Matteo Caramaschi, la coordinatrice Anna Colombini e il direttore generale Matteo Manzoni – e il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi. Dati e valutazioni condivisi hanno messo in evidenza, oltre al calo complessivo, la flessione delle imprese giovanili, scese a 3.660 (-4% rispetto al 2024). Significa che 153 realtà guidate da under 35 hanno cessato l’attività in soli dodici mesi. “So anche bene che è difficile – ha dichiarato Landi – ma dobbiamo accelerare tutti sulla promozione di una cultura imprenditoriale che ridia slancio al valore dell’impresa e dell’autoimpiego, perché si vanno consolidando anche le difficoltà nei passaggi generazionali di tante aziende”.
Se oggi non si registrano situazioni di allarme sul fronte occupazionale – il tasso di disoccupazione è ormai su valori fisiologici e previsto in ulteriore calo – è invece evidente che la progressiva riduzione delle imprese potrebbe avere conseguenze pesanti sulle comunità locali. Meno imprese significa minore pluralità economica, concentrazione della ricchezza e perdita di quel tessuto diffuso che sostiene la vitalità sociale dei territori.
Da Confcooperative Terre d’Emilia è arrivato un richiamo forte alla necessità di avvicinare i giovani all’impresa cooperativa, “una forma – hanno spiegato i dirigenti – che consente di unire responsabilità e risorse”. Ma le difficoltà non riguardano solo l’attrattività del modello, bensì anche gli strumenti di continuità, come i workers buyout, che stentano a diffondersi nonostante rappresentino una valida alternativa comunitaria alle chiusure o alienazioni aziendali.
L’invito rivolto alla Camera di Commercio e alle associazioni di categoria è quindi quello di rafforzare l’impegno nelle attività di orientamento professionale dei giovani, affrontando il forte disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, e di avviare nuove iniziative di promozione dell’imprenditorialità. “Il lavoro condotto dall’Ente camerale e dalle associazioni reggiane nell’ambito del progetto di fusione che ha portato alla nascita della Camera di Commercio dell’Emilia è stato positivo – hanno ricordato da Confcooperative –. Ora serve uno sforzo ulteriore per sostenere la crescita del sistema imprenditoriale locale”.