“Serve un nuovo patto tra l’Unione Europea e il settore ittico per garantire un futuro alla pesca europea”. È questo l’appello lanciato da Confcooperative Fedagripesca al Commissario europeo alla Pesca e agli Oceani, Costas Kadis, nel corso di un incontro privato svoltosi a Bruxelles. Un confronto che l’organizzazione definisce “diretto, cordiale e proficuo”, con un interlocutore attento ad ascoltare le difficoltà del comparto.
Il Commissario Kadis ha espresso un chiaro apprezzamento per l’esperienza italiana: “Il modello imprenditoriale cooperativo è da rafforzare in Europa. Confcooperative rappresenta un fulgido esempio al quale ispirarsi e un interlocutore privilegiato”.
Al centro del dialogo, i nodi che da tempo pesano sul comparto. “Nonostante gli obiettivi del Trattato Ue (TFUE) prevedano espressamente l’equilibrio tra produttività, reddito dei lavoratori e sostenibilità – ha spiegato Paolo Tiozzo, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca – la Politica Comune della Pesca (PCP) ha compresso lo sforzo di pesca, che in pochi anni ha registrato un calo del 40%, senza però migliorare i bilanci delle imprese, ridotti del 30%”.
Un quadro aggravato dal cambiamento climatico, che sta sconvolgendo il Mediterraneo con un aumento medio di cinque gradi, favorendo la diffusione di specie invasive come il granchio blu, il vermocane e il pesce scorpione. “La flotta europea – ha sottolineato Tiozzo – e in particolare quella italiana, la prima in Europa per numero di unità e potenza motore, soffre anche la concorrenza sleale dei Paesi terzi, l’aumento dei costi e la carenza di ricambio generazionale. Abbiamo apprezzato l’apertura del Commissario sull’importanza di dedicare attenzione a una flotta sempre più vecchia, che necessita di un rinnovamento dei navigli pur senza aumentare la capacità complessiva”.
Da Bruxelles, Fedagripesca ha portato proposte concrete. Tra queste, la riforma dei “fishing days” con il passaggio a un conteggio del reale “tempo di pesca” attraverso sensori, superando l’attuale sistema basato sulle giornate in mare. E ancora, la definizione di piani di gestione condivisi con i pescatori, sul modello già applicato a specie come tonno e pescespada, e un FEAMPA più inclusivo, che non escluda le navi oltre i 24 metri o i 40 anni di età e che sostenga l’innovazione degli attrezzi senza penalizzare la capacità di cattura.
Ultima ma non meno importante, la richiesta di un fondo dedicato alla pesca nel prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Ue, per non lasciare scoperto un comparto che rappresenta non solo un presidio economico, ma anche sociale e culturale per i territori costieri.
“La strada è ancora lunga – ha concluso Tiozzo – ma il dialogo di oggi ci lascia fiduciosi: c’è la volontà di rafforzare il legame tra istituzioni europee e marinerie, riconoscendo il ruolo insostituibile delle cooperative nella tenuta del settore”.