L’intesa di libero scambio tra Unione Europea e Paesi del Mercosur, presentata il 3 settembre dalla Commissione, suscita forti perplessità nel mondo agricolo. A sottolinearlo è Raffaele Drei, presidente di Confcooperative Fedagripesca, che denuncia come l’agroalimentare europeo si ritrovi ancora una volta ad essere “il settore più penalizzato, sacrificato come merce di scambio per ottenere vantaggi in altri comparti, dalle automobili ai prodotti chimici e farmaceutici”.
Secondo Drei, le criticità principali riguardano l’apertura del mercato comunitario a mangimi, carni avicole, cereali, zucchero e riso provenienti da Paesi che operano con standard produttivi e normativi notevolmente inferiori rispetto a quelli imposti alle imprese agricole europee. “Si crea un paradosso competitivo insostenibile – spiega –. Da un lato i nostri agricoltori e allevatori rispettano le regole più rigorose al mondo in termini di sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare e benessere animale; dall’altro, l’Europa facilita l’ingresso di produzioni che non offrono le stesse garanzie”.
Il rischio, aggiunge Drei, è che alcuni comparti chiave vengano messi in ginocchio. Nel bovino, i produttori sudamericani possono contare su costi del lavoro più bassi e sistemi di allevamento meno regolamentati, proponendo sul mercato UE carni fino al 50% meno care di quelle europee. Nel settore avicolo, già caratterizzato da una forte concorrenza, l’impatto delle nuove quote di importazione a basso costo rischia di destabilizzare ulteriormente il mercato. A soffrire sarà anche la filiera dello zucchero: l’accordo prevede l’ingresso a dazio zero di 190.000 tonnellate, circa il 10% dell’import UE, con un effetto depressivo sui prezzi interni che colpirà direttamente i bieticoltori.
Per il presidente di Fedagripesca, le contraddizioni dell’intesa con il Mercosur si riflettono anche sul piano politico. “È evidente lo scollamento con le strategie del Green Deal, che puntano a un’agricoltura più verde e sostenibile. In questo modo si rischia di premiare i modelli che l’Europa, almeno a parole, rifiuta”.
Neppure la proposta di istituire un fondo di compensazione convince Drei: “Si tratta di una misura insufficiente, volta forse più a ottenere il consenso degli agricoltori che a tutelare concretamente i settori più colpiti”.