VENDEMMIA 2025: CROLLA LA PRODUZIONE NEI LAMBRUSCHI

VENDEMMIA 2025: CROLLA LA PRODUZIONE NEI LAMBRUSCHI

Dai dati di Confcooperative Terre d’Emilia emerge un calo del 17,2% nelle province di Reggio Emilia e Modena. “Servono misure di sostegno e strategie di riorganizzazione per il comparto”

giovedì 16 ottobre 2025

Si chiude con una delle performance più basse dell’ultimo decennio la vendemmia 2025 nell’area dei Lambruschi di Reggio Emilia e Modena. Secondo i dati elaborati da Confcooperative Terre d’Emilia nell’incontro congiunto delle cantine sociali, la raccolta ha raggiunto 2.349.609 quintali di uve, segnando un calo del 17,2% rispetto all’anno precedente. A fronte di una produzione 2024 in crescita del 16,5% dopo un 2023 difficile, il comparto torna a fare i conti con volumi in forte contrazione, pari a circa 500.000 quintali in meno sul 2024 e 300.000 al di sotto della media decennale.

L’andamento negativo, determinato da una stagione calda e con scarse precipitazioni, non ha però compromesso la qualità delle uve, che anzi risulta tra le migliori degli ultimi anni. Le analisi segnalano un grado zuccherino medio di 17,6, il secondo valore più alto dell’ultimo decennio. “Da un lato l’andamento climatico ha penalizzato i quantitativi, ma dall’altro ha favorito un’eccellente maturazione dei grappoli”, sottolineano da Confcooperative Terre d’Emilia, che associa 620 imprese nelle province di Reggio Emilia, Modena e Bologna.

La flessione produttiva ha colpito tutte le principali varietà: i Lambruschi si fermano a 1.395.000 quintali, con un calo dell’11,6%, mentre l’Ancellotta scende del 26,2% a 766.000 quintali. Più contenuta la diminuzione delle uve bianche, a quota 188.000 quintali (-12,4%). Il calo è stato più marcato nelle cantine sociali reggiane, che hanno perso il 21% della produzione (1.234.000 quintali), rispetto a quelle modenesi, dove la contrazione è stata del 12% (1.115.000 quintali).

“Dopo i bilanci sulla raccolta, diventano decisivi i riscontri di mercato – osserva Confcooperative Terre d’Emilia –. Ci auguriamo che la riduzione delle giacenze possa ridare prospettive a un comparto che negli ultimi tre anni ha scontato prezzi di riparto delle uve inferiori del 20-30% rispetto al 2021, con una produzione lorda vendibile per ettaro che nel 2024 è rimasta sotto i livelli del 2015”. La centrale cooperativa evidenzia inoltre “giacenze modeste negli stabilimenti, che possono indurre a un cauto ottimismo, nonostante le campagne denigratorie contro il vino, prodotto che rappresenta un sano alimento se consumato con equilibrio”.

Sul fronte delle politiche di settore, Confcooperative sollecita interventi pubblici “per sostenere il necessario impegno delle cantine sociali verso progetti di riorganizzazione del comparto e processi industriali innovativi, in grado di accompagnare nuove strategie commerciali”. Un percorso che si inserisce in un contesto di trasformazione profonda del vigneto emiliano: negli ultimi dieci anni gli impianti a Lambrusco sono diminuiti del 3% (oggi 9.245 ettari), mentre quelli di Ancellotta sono aumentati del 39,5%, raggiungendo 5.313 ettari. Crescita significativa anche per Pignoletto e Spergola, più che triplicati e oggi estesi su 1.438 ettari complessivi.

Un’evoluzione varietale importante, che tuttavia non basta a invertire la rotta dei redditi agricoli. “Il comparto vitivinicolo – conclude Confcooperative Terre d’Emilia – vive una fase di difficoltà avviata nel 2022 e servono misure congiunturali e strutturali per ridare slancio a una filiera che resta strategica per il sistema agroalimentare regionale”.