Centinaia di persone si sono date appuntamento domenica 1° settembre 2024 per la celebrazione del primo secolo di vita del Caseificio di Gavasseto, frazione di Reggio Emilia. Una intera comunità si è stretta atttorno ai 14 soci di una realtà nata – come è stato ricordato da tutti gli intervenuti – da un sogno di autodeterminazione e sviluppo economico, dal coraggio di sfidare il regime fascista e quei casari privati che, all’epoca, chiusero per tre giorni gli stabilimenti per ricattare i produttori agricoli sul prezzo del latte. Una lunga storia di successo, segnata però, in origine, dalla brutale uccisione di uno dei promotori, il giovane Antonio Denti (32 anni, padre di famiglia), colpito dalla mano fascista con quattro colpi di pistola la sera del 9 novembre 1922.
Denti non vide mai la nascita della cooperativa casearia, nata ufficialmente un anno e mezzo dopo, ma fu anche e soprattutto nel suo nome che 22 produttori agricoli diedero vita, l’11 aprile 1924, a quella Società Anonima Cooperativa Caseificio del centro di Gavasseto che, oggi, rappresenta una delle più importanti realtà del settore, con oltre 100.000 quintali di latte trasformato in Parmigiano Reggiano, 14 soci e 12 dipendenti.
Il nome di Denti, a partire da quello del presidente del Caseificio di Gavasseto, Mauro Rossi, è risuonato molte volte nel corso della celebrazione, così come le parole “coraggio”, “rischio”, “caparbietà” e, soprattutto, “cooperazione”.
Una vera e propria chiave di volta – è stato ricordato – per svincolare i produttori agricoli dalle dipendenze di quanti, nei primi decenni del secolo scorso, svilivano il prezzo del latte, deprimendo i sacrifici e il lavoro degli allevatori, ma anche il principio che in un secolo ha ispirato i soci, guidandoli a continui investimenti per sostenere quello sviluppo sulla qualità del prodotto che ha portato il Caseificio di Gavasseto ad essere considerata struttura d’eccellenza all’interno del sistema del Parmigiano Reggiano e fra le più rilevanti realtà aderenti a Confcooperative Terre d’Emilia in campo lattiero-caseario.
Parole di plauso, di stima e di incoraggiamento sono giunte dal sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari (alla guida di una città che si connota, ha detto, come capitale della Liberazione, dell’antifascismo e della cooperazione), dall’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi (che ha ricordato gli ingenti investimenti della Regione a sostegno del sistema Parmigiano Reggiano), dal presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli (che ha ricordato come questo prodotto d’eccellenza sia trainante anche per altre economie, a partire da quella del turismo) e dal presidente della sezione reggiana del Consorzio, Giorgio Catellani, in un appassionato intervento proprio sui valori e sui risultati generati dalla cooperazione in campo agroalimentare, con due terzi della produzione di latte per il Parmigiano Reggiano trasformati proprio da cooperative.
All’evento – nel corso del quale è stato premiato il casaro Silvano Mercati, che ha concluso l’attività lavorativa due anni fa dopo essere stato, per 36 anni, alla guida della trasformazione del latte conferito al caseificio di Gavasseto – sono inoltre intervenuti, tra gli altri, il presidente della Cia di Reggio Emilia, Lorenzo Catellani, e il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini.
LA STORIA DEL CASEIFICIO DI GAVASSETO
Quella del Caseificio di Gavasseto è una lunga storia di successo (nel palmares del caseificio spiccano, tra l’altro, il “super gold” conquistato al World Cheese Award nel 2023 e i vari riconoscimenti del Consorzio di tutela per la qualità d’eccellenza del Parmigiano Reggiano) ed “emblematica – come sottolineato dal presidente di Confcooperative Terre d’Emilia, Matteo Caramaschi – del percorso di autonomia e riscatto che, grazie alla scelta cooperativa, già nei primi anni del secolo scorso portò ad affrancare migliaia di piccole aziende agricole dalla dipendenza da strutture di trasformazione del latte private il cui interesse era comprimere i prezzi di acquisto della materia prima”.
Un cammino, quello del caseificio di Gavasseto, decisamente segnato da questo desiderio di autodeterminazione, che trovò un impulso decisivo quando proprio i casari privati chiusero i loro caseifici per tre giorni; “anziché chinare la testa e arrendersi al ricatto – ha spiegato il presidente del caseificio di Gavasseto, Mauro Rossi - i piccoli agricoltori di questa zona decisero di costituire un caseificio cooperativo”.
Il cammino iniziò con un evento drammatico. In un clima in cui il regime fascista osteggiava quelle forme cooperative troppo indipendenti, la sera del 9 novembre 1922 (10 giorni dopo la marcia su Roma), uno dei promotori del nascente caseificio di Gavasseto, venne ucciso con quattro colpi di pistola. Aveva 32 anni.
Neppure questo crimine, però, fermò i promotori del Caseificio di Gavasseto, che l’11 aprile 1924 si ritrovarono in 22 (ma rappresentando anche altri contitolari di aziende agricole) per la costituzione della “Società Anonima Cooperativa Caseificio del Centro di Gavasseto”, le cui strutture vennero poi inaugurate il 10 agosto dello stesso anno.
“Ciò che ha segnato tutto il cammino della cooperativa – ha sottolineato il presidente della cooperativa – è stata la forte coesione tra i soci, la consapevolezza di poter costruire una realtà importante per lo sviluppo delle loro imprese e del territorio”. “Proprio questo spirito di collaborazione – ha proseguito Rossi – ha consentito di superare anche le difficoltà che segnarono il secondo dopoguerra, quando alla povertà che segnava le campagne il caseificio rispose con nuovi investimenti, aumentando il numero delle caldaie, ampliando la base sociale e accrescendo la produzione, fino a configurarsi, oggi, tra le più importanti realtà reggiane del settore”.
Nella foto principale, l’inaugurazione del Caseificio di Gavasseto avvenuta il 10 agosto 1924. Nelle foto in gallery, il Caseificio come si presentava all’epoca e alcuni momenti della celebrazione del centenario, tra cui l’intervento del presidente Mauro Rossi.