#COOPERATRICI / ALICE FANTI NUOVA DIRETTRICE DI CEFA ONLUS

#COOPERATRICI / ALICE FANTI NUOVA DIRETTRICE DI CEFA ONLUS

Dagli effetti della pandemia nei Paesi in via di sviluppo alle radici comuni con Confcooperative: intervista alla neodirettrice della Ong fondata dal senatore Bersani.

giovedì 18 marzo 2021

Trentasette anni, cremonese di origine, una laurea in Cooperazione Internazionale all’Università di Bologna e da oltre 10 anni una comprovata esperienza in questo settore, Alice Fanti è la nuova direttrice di CEFA – Il seme della solidarietà, l’Organizzazione non governativa con sede a Bologna impegnata nella lotta alla fame e alla povertà nei Paesi in via di sviluppo, fondata 45 anni fa dal senatore Giovanni Bersani, iniziatore della cooperazione di matrice cristiana nel nostro territorio e primo presidente di Confcooperative Emilia Romagna.

 

Dall’1 maggio Alice Fanti assumerà formalmente l’incarico di direttore di CEFA lasciato libero da Paolo Chesani, che a sua volta andrà a dirigere la Federazione degli organismi cristiani di servizio internazionale volontario (Focsiv). Ma gli impegni da nuovo dg per Alice Fanti sono già iniziati, come racconta in questa intervista.

 

Che cosa rappresenta CEFA oggi?

“Nel contesto attuale, il ruolo di CEFA resta quello di rappresentare nei Paesi in cui opera il modello associativo e cooperativo emiliano romagnolo come uno strumento di emancipazione dei piccoli produttori e delle piccole produttrici di fronte a un mercato guidato da dinamiche sempre più lontane dalla loro esistenza.

In questa fase storica di grandi cambiamenti e crisi, noi di CEFA abbiamo scelto di restare fedeli allo spirito dei nostri fondatori, ma non rinunciando a cogliere appieno la trasformazione che è in corso nelle relazioni tra Paesi e popoli e anzi cercando di cogliere come un’occasione positiva l’apertura che anche le cooperative del nostro territorio stanno mostrando verso i contesti in cui lavoriamo. Questi processi di allargamento degli orizzonti rappresentano senza dubbio un’opportunità di sviluppo per tutti e tutte e un soggetto come il nostro, forte della propria esperienza, ormai quasi cinquantennale, e del bagaglio di relazioni costruito nel tempo, può e vuole farsi naturale facilitatore di questi processi”.

 

Qual è la mission di CEFA e come è cambiata nel tempo?

“Il CEFA è nato quasi 50 anni fare per sconfiggere fame e povertà nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo. Oggi questa nostra mission si arricchisce di un’altra serie di sfide che abbiamo deciso di cogliere: la pandemia, la crisi economica e ambientale e i processi di globalizzazione, tra le altre, ci hanno spinto, da un lato, ad adattare l’approccio verso il nostro lavoro, ma al contempo a tenere ben saldi i valori che da sempre ci guidano e che caratterizzano il nostro operare quotidiano.

CEFA ha chiuso il difficile anno del 2020 investendo nei propri progetti di solidarietà un impegno crescente, continuando a garantire la propria presenza in 12 Paesi e portando avanti, pur nelle difficoltà di questo periodo così complesso, oltre 60 progetti, per un investimento di oltre 8 milioni di euro.

La sfida più grande che dovremo affrontare nel prossimo futuro riguarda certamente il complicato equilibrio tra continuare a combattere la fame, che crescerà sempre più al crescere della popolazione mondiale, e preservare l’ambiente”.

 

Come è cambiato il lavoro delle ONG con la pandemia? Si sono fermati alcuni progetti?

“In quasi tutti i Paesi in cui operiamo ci sono state forme diverse di lockdown, fattore che ha certamente comportato il rallentamento delle attività. Tuttavia, sin da subito i Governi si sono resi conto che la crisi sanitaria avrebbe portato con sé la crisi economica e una forse ancor peggiore crisi alimentare. Per questo ci è stato permesso di proseguire e ampliare i progetti volti a aumentare e migliorare la produzione di cibo. Nel 2020 abbiamo messo in piedi campagne radiofoniche o a fumetti di sensibilizzazione, cicli di formazione sui corretti comportamenti per la prevenzione del COVID-19, ci siamo impegnati a reperire e distribuire presidi di protezione individuale nelle zone più remote dei Paesi in cui operiamo, abbiamo studiato strategie per supportare i piccoli produttori agricoli, duramente colpiti dalle restrizioni sui movimenti”.

 

Quali impatti sull’attività di fundraising? Avete registrato diminuzioni perché magari aziende, istituzioni e cittadini hanno preferito sostenere la sanità, gli ospedali o la ricerca contro il Covid?

“Non parlerei di preferenza, ma piuttosto di priorità. L’Italia si è trovata difronte alla più grande crisi sanitaria dal dopoguerra, le persone si sono impegnate li dove hanno sentito il bisogno e quindi le nostre entrate sono diminuite. Ma posso portare un altro dato: il numero dei nostri sostenitori è cresciuto, questo vuol dire che, a fronte di una diminuzione di importo delle donazioni, è comunque cresciuta con questa pandemia la consapevolezza nelle persone che problemi globali come la pandemia o la fame non si possono affrontare solo localmente, ma è necessario avere uno sguardo alto, che vada oltre i nostri confini”:

 

Qual è l’impatto della pandemia nei Paesi in via di sviluppo?

“La FAO ha stimato che se già circa 700 milioni di persone nel mondo soffrivano la fame prima della pandemia, ora l’emergenza sanitaria rischia di portare altri 130 milioni di persone in condizioni di fame cronica. Nei Paesi in cui siamo presenti possiamo già vedere un aumento delle persone che non hanno accesso al fabbisogno alimentare minimo e la cui economia familiare, già fragile, è stata colpita molto duramente dalle misure restrittive volte alla prevenzione del COVID-19, non accompagnate da alcun tipo di ammortizzatori sociali”.

 

Quali i progetti principali in cui CEFA è impegnato oggi? Ce ne sono anche in Italia?

“L’eradicazione della malnutrizione infantile è un obiettivo di CEFA in Africa Subsahariana, lì dove ancora oggi questo problema colpisce sino a 1 bambino su 3 e rappresenta la principale concausa di mortalità infantile. Attraverso un approccio multisettoriale che abbraccia dall’incremento della produzione agricola alla formazione delle famiglie sulla cura dei bambini, vogliamo dare una risposta sostenibile a questo problema. Un esempio di questo modello di intervento è il progetto ‘Nutrendo il Futuro’ che stiamo realizzando in Tanzania e che proprio in questi primi mesi dell’anno ci ha visto impegnati nella distribuzione di kit per l’agricoltura e kit per l'allevamento ad oltre 800 famiglie.

In Italia i temi su cui siamo impegnati sono diversi, abbiamo avviato campagna di sensibilizzazione per promuovere inclusione e tolleranza per combattere il razzismo e la xenofobia. In questo ultimo mese i nostri volontari si sono inoltre impegnati in Italia a fianco del personale sanitario dell’Asl di Bologna per supportarli nelle vaccinazioni”.

 

CEFA e Confcooperative condividono lo stesso fondatore: il senatore Giovanni Bersani, che fu tra gli iniziatori della cooperazione di ispirazione cristiana a Bologna e in Emilia-Romagna. Quali valori accomunano ancora oggi queste due realtà?

“L’associativismo e la solidarietà sono valori che ancora guidano entrambe le nostre realtà. La sfida comune che oggi ci troviamo ad affrontare è senza dubbio quella di riuscire a declinare questi nostri valori fondanti a una realtà mondiale sempre più globale, in costante cambiamento e che sta affrontando una delle crisi più ampie degli ultimi secoli. Una crisi che è ambientale, sanitaria, sociale ed economica allo stesso tempo e che ci deve invitare a trovare nuovi modi di essere presenti e impegnati nel garantire benessere e stabilità a quante più persone possibili, qui in Italia e dall’altra parte del mare o dell’oceano”.

 

Qual è il rapporto di collaborazione tra CEFA e il mondo delle cooperative e come potrebbe svilupparsi ulteriormente?

“In un mercato globale che vede concentrare la ricchezza nelle mani di pochi grandi attori internazionali, CEFA e Confcooperative credono nel valore di mettere insieme le persone allo scopo di garantire un’equa distribuzione della ricchezza e contribuire a generare benessere per tutti.

La collaborazione tra CEFA e Confcooperative potrà innanzitutto concentrarsi nella promozione del valore del cooperativismo, dell’unire le persone e del lavorare insieme. Più nello specifico, è interesse e volontà di CEFA trovare e creare delle opportunità di crescita per le cooperative in territori nuovi e che rappresentano la frontiera dello sviluppo nei prossimi anni. Pensiamo per esempio all’Africa che ha tassi di crescita di oltre il 3% annuo del Pil e che vede nell’agricoltura uno dei settori principali di intervento”.

 

A cura dell'ufficio stampa e comunicazione di Confcooperative Emilia Romagna