COOP SOCIALI, ALLARME ANCHE A MODENA

COOP SOCIALI, ALLARME ANCHE A MODENA

L’appello delle centrali cooperative alla Regione: “Perdiamo milioni, urge un adeguamento tariffario. A rischio la tenuta dei servizi per anziani e disabili”.

giovedì 6 aprile 2023

Per ogni anziano assistito in struttura le cooperative sociali modenesi perdono circa 11 euro al giorno. Questo vuole dire per una Cra (Casa residenza anziani) da 75 posti una perdita di 300 mila euro all’anno. Se si considera che a Modena e provincia sono una ventina le strutture per anziani gestite dalla cooperazione, si fa presto a stimare un disavanzo complessivo di oltre 6 milioni di euro.

Lo stesso problema riguarda i servizi residenziali per i disabili, i centri diurni per anziani e disabili e i servizi di assistenza domiciliare, anche questi in perdita.

Per questo le cooperative sociali modenesi che si prendono cura di anziani e disabili chiuderanno in pesante rosso i bilanci 2022.

“Sono a rischio i servizi, la qualità e la tenuta complessiva di un sistema che offre servizi a migliaia di persone fragili e che impiega migliaia di addetti”, avvertono Agci Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoopsociali, gli organismi di rappresentanza delle cooperative sociali aderenti alle tre principali centrali cooperative.

L’allarme è indirizzato alla Regione Emilia-Romagna, chiamata dalla cooperazione ad assumersi le sue responsabilità. A livello regionale, infatti, le coop sociali calcolano un disavanzo complessivo di 74 milioni di euro, che sarebbe stato di 94 milioni senza il contributo straordinario concesso l’anno scorso dalla Regione: 3 euro al giorno per ogni utente delle strutture residenziali, 0,80 euro per i centri diurni.

“L’offerta di servizi rivolti a persone anziane e disabili, sostenuta per anni dalla collaborazione tra Regione e cooperazione, rischia di ridursi e alcuni servizi potrebbero addirittura scomparire – sottolineano le tre centrali cooperative - Un sistema socio-sanitario economicamente non sostenibile non può offrire qualità di vita a persone fragili.

Pur di garantire la continuità dei servizi durante la pandemia, abbiamo pagato un prezzo altissimo, sia dal punto di vista sanitario (con centinaia di operatori contagiati) che economico. Il modesto adeguamento delle tariffe riconosciuto nei mesi scorsi ci ha dato un po' di ossigeno, ma è purtroppo insufficiente a coprire le perdite di bilancio che la quasi totalità delle cooperative dovrà far approvare dalle ormai prossime assemblee dei soci.

Oggi la tenuta dei servizi è messa in pericolo dall’aumento di tutti i costi di gestione: materie prime, servizi alberghieri (ristorazione, lavanderia, pulizie ecc.), energia elettrica e gas (rincari del 170% tra il 2021 e 2022), carburanti e figure professionali (peraltro, sempre più difficili da trovare), in particolare quelle sanitarie, con costi molto superiori ai rimborsi stabiliti dalla Regione”.

Le cooperative sociali modenesi guardano con speranza alla riforma dell’accreditamento: si annuncia una profonda revisione del sistema, così come la semplificazione delle procedure amministrative e di rendicontazione.

“Siamo certi che il nuovo accreditamento risponderà meglio ai nuovi bisogni sociali dei cittadini e produrrà anche risparmi di costi – dicono Agci Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoopsociali - Il percorso si è appena avviato, però non possiamo attendere l’esito dei lavori. Ci aspettiamo dalla Regione un urgente adeguamento tariffario che permetta ai gestori di chiudere i bilanci 2023 mantenendo aperti i servizi”.

A preoccupare le cooperative sociali non sono solo i servizi per anziani e disabili, ma anche quelli di salute mentale, che la Regione Emilia-Romagna garantisce grazie al fondo sanitario. Si tratta di residenze psichiatriche a trattamento riabilitativo in accreditamento regionale, comunità-alloggio e gruppi appartamento in convenzione con le Asl.

Il sistema di regolazione delle tariffe è normato per i servizi in accreditamento dalla Regione, per quelli in convenzione da gare.

“Chiediamo con urgenza l’adeguamento delle tariffe che riguardano i costi sanitari, oggi non minimamente coperti, come anche del lavoro delle figure sanitarie e riabilitative (tariffe ferme dal 2013), i cui livelli economici attuali rendono i servizi insostenibili”, concludono Agci Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoopsociali.