ANNIVERSARI / I 30 ANNI DELLA EDITH STEIN DI RIMINI

ANNIVERSARI / I 30 ANNI DELLA EDITH STEIN DI RIMINI

La cooperativa sociale accoglie in strutture residenziali persone con problematiche di tipo psichiatrico ed ha come scopo una riabilitazione tendente a migliorare la sfera cognitiva e affettiva.

martedì 1 marzo 2022

"In tutti questi anni di attività, si sono alternati momenti di entusiasmo con alcuni momenti di difficoltà. I periodi più complicati si sono piano piano dissolti ogni qualvolta che le persone da noi accolte sono state in grado di completare il proprio percorso all’interno della nostra struttura. Non esiste traguardo più bello di questo”.

 

Le parole di Massimo Salvatori raccontano alla perfezione lo spirito delle cooperative sociali, come quello della Edith Stein, con sede sociale sita a Torre Pedrera (Rimini), che ha da poco raggiunto l’importante traguardo dei 30 anni di attività.

 

Costituita nel 1992 a Poggio Berni, come sviluppo dell’Associazione fondata nel 1988 da Don Alberto Sancisi, la cooperativa, il cui centro è organizzato in gruppi appartamento dal 2005, offre un’accoglienza residenziale a persone con problematiche di tipo psichiatrico ed ha come scopo una riabilitazione mirata a migliorare la sfera cognitiva e affettiva con l’ulteriore fine legato alla totale inclusione nella società e pertanto alla autonomia del paziente in quanto persona non più “isolata”.

 

“Se non ci fosse stato Don Sancisi, che purtroppo ci ha lasciato qualche anno fa, non sarebbe mai nata la nostra realtà” - spiega Salvatori, presidente dal 2018 ma all’interno della cooperativa dal 1994 - “in quanto l’idea di Don Sancisi fu quella di creare un’associazione che permettesse di aiutare tutte le persone della zona che soffrivano di problematiche di carattere psichiatrico ma anche sociale. Poi, con la costituzione della cooperativa, il nostro focus è cambiato e ci siamo concentrati prettamente sull’accoglienza di persone che presentavano problematiche di tipo psichiatrico”.

 

Il momento cruciale per la cooperativa, che è composta da 6 soci e da diversi collaboratori, è stato “quando, dopo la Legge Basaglia, si è potuti passare da una politica di contenimento dei pazienti psichiatrici ad una di inclusione sociale, lavorando quindi sulla crescita dell’assistito e sulla possibilità di fargli svolgere un percorso riabilitativo a tappe per renderlo il più autonomo possibile” racconta Salvatori.

 

Al momento la cooperativa Edith Stein presenta 5 gruppi appartamento: 3 a Santarcangelo di Romagna, uno a Torre Pedrera e uno a Poggio Torriana.

 

“I gruppi appartamento ci hanno permesso di lavorare con i pazienti in maniera più precisa e specifica, raccogliendo sempre dei buoni risultati. Abbiamo riscontrato inevitabilmente delle difficoltà con l’avvento della pandemia del Covid-19 ma siamo stati bravi a salvaguardare la salute dei nostri ospiti, grazie alla grande responsabilità di tutto il nostro staff”.

 

In ottica futura a preoccupare sono gli aiuti economici dei bandi pubblici, sempre più ridotti e che "potrebbero”, di conseguenza, ridurre la qualità dei servizi che viene fornita. In ogni modo, noi continuiamo a lavorare, con grande entusiasmo, seguendo la strada intrapresa trent’anni fa da Don Sancisi. Così come lo stesso Don Piero ebbe a dire a conclusione di uno spettacolo teatrale nel 1994 presso il centro Tarkovskij di San Giuliano Mare, con la compagnia di attori composta da pazienti ospitati presso la vecchia comunità di Poggio Berni: “In fondo non sono persone malate nella mente bensì malate... nel cuore”.