BOLOGNA, LA RIGENERAZIONE URBANA È COOPERATIVA

BOLOGNA, LA RIGENERAZIONE URBANA È COOPERATIVA

Il presidente di Confcooperative Bologna, Daniele Ravaglia, segnala gli esempi delle cooperative Le Ali, Kilowatt ed Eta Beta nell’ambito della discussione sul nuovo Piano Territoriale Metropolitano.

venerdì 16 luglio 2021

“Da rappresentante del mondo cooperativo bolognese, non posso esimermi da alcune riflessioni sul PTM e sugli strumenti urbanistici tesi alla rigenerazione” esordisce Daniele Ravaglia, presidente di Confcooperative Bologna. Il riferimento è all’evento, promosso dalla Città Metropolitana di Bologna, intitolato “Prossima fermata: Rigenerazione”, nel quale è stato presentato il nuovo PTM (Piano Territoriale Metropolitano).

“Introducendo l’incontro, il consigliere Marco Monesi ha detto che ‘il PTM ha nella rigenerazione urbana una delle sue colonne portanti’. La prospettiva adottata è quella giusta” riconosce Ravaglia. “Va detto però che, per raggiungere gli obiettivi indicati dal consigliere Monesi per l’area metropolitana e dall’assessora Orioli per il Comune di Bologna, non si può prescindere dalle esperienze imprenditoriali virtuose già presenti in città, tante delle quali hanno natura cooperativa. Rigenerare gli spazi urbani, centrali e periferici, producendo valore condiviso è la vocazione di tante realtà che aderiscono a Confcooperative: da parte nostra c’è una sensibilità particolare su questo fronte”. Il presidente si riferisce in particolare al tema della sostenibilità e del consumo di suolo, parametro critico per Bologna, come indicato dall’Agenda 2.0: “l’obiettivo, indicato dalla legislazione regionale, di arrivare a fermare il consumo di suolo entro i prossimi 30 anni si può raggiungere solo grazie all’impegno di tutti, valorizzando anche le iniziative che hanno dimostrato di creare valore”.

 

ESPERIENZE COOPERATIVE VIRTUOSE A BOLOGNA

Ben conosciute le esperienze portate ad esempio dal presidente. “Sono tante le cooperative che hanno dimostrato di aver saputo dare nuova vita e nuovo valore a parti della città: la cooperativa sociale Le Ali si è costituita per riqualificare un’area abbandonata, quella di Parco Cavaioni, sui colli bolognesi. Una ventina di cittadini, hanno trovato nella cooperazione la formula vincente dare vita al progetto Ca’ Shin, oggi tra i ristoranti più conosciuti di Bologna, che nasce dalla ristrutturazione di un bene comunale, Villa Silvetta”. Poi c’è Kilowatt: “la cooperativa Kilowatt gestisce le Serre dei Giardini Margherita, ove promuove un progetto imprenditoriale e insieme culturale, tuttora in espansione, che ha dato un volto nuovo ai Giardini creando quello che oggi è uno dei principali luoghi di aggregazione di Bologna” sottolinea Ravaglia, che prosegue parlando di Eta Beta. “Eta Beta, il cui modello che unisce varie forme imprenditoriali – dalla produzione agricola, all’artigianato, fino all’alta ristorazione – con Spazio Battirame ha riqualificato un’area soggetta a degrado in zona Roveri, restituendola alla cittadinanza, in un’area difficile della città”. “Ecco tre esempi, uno sui colli, uno in zona centrale, uno in periferia, ma potremmo farne altri” sottolinea Ravaglia. “Queste cooperative – continua – non solo promuovono un modello di sviluppo sostenibile che genera ricchezza e occupazione, evitando il consumo di suolo, ma promuovono cultura e relazioni sul territorio, si occupano di inserimenti sociali, dando una seconda opportunità alle persone e non solo ai luoghi, contribuiscono al decoro urbano e quindi alla sicurezza e alla qualità della vita cittadina, nonché all’attrattività turistica di Bologna”.

 

LE COOPERATIVE CON LE ISTITUZIONI VERSO LA RIGENERAZIONE URBANA

All’Amministrazione comunale, Ravaglia riconosce il lavoro fatto, ma sottolinea la necessità di un impegno ancora più forte in vista delle opportunità dei prossimi anni. Il presidente guarda alle risorse del Bando Rigenerazione Urbana della Regione, ex legge 24/20017, e “soprattutto ai fondi del PNRR, che complessivamente destina 3 miliardi di euro alla rigenerazione urbana”. “Per cogliere l’opportunità – sottolinea – serve un’attenzione particolare da parte delle istituzioni locali, che dovrebbero aprirsi al patrimonio di competenze di quelle imprese che, come le cooperative, non mirano al profitto, ma a creare valore condiviso”. “Gli investimenti pubblici – continua Ravaglia – devono accertarsi di sostenere progetti di qualità, forme autentiche di rigenerazione urbana. In questo la cooperazione, con il suo know-how, può essere un partner importante. Noi ci siamo”.

 

Nella foto principale, il presidente di Confcooperative Bologna alle Serre dei Giardini durante l’ultima edizione di CoopUp Bologna.

 

Nelle foto in gallery (fonte profili Facebook delle pagine interessate), gli spazi rigenerati dalle cooperative: Serre dei Giardini, Parco Cavaioni, Battirame.