COOPERATIVE DI COMUNITÀ, IL PUNTO IN REGIONE SULLA LEGGE

COOPERATIVE DI COMUNITÀ, IL PUNTO IN REGIONE SULLA LEGGE

La Commissione Politiche economiche analizza i primi tre anni della normativa regionale: risultati, criticità e testimonianze delle imprese attive nelle aree interne. Intervenuto anche il direttore di Confcooperative Emilia Romagna, Pierlorenzo Rossi.

mercoledì 19 novembre 2025

“Qualche anno fa, quando abbiamo cominciato a lavorare per valorizzare le cooperative di comunità, non potevamo nemmeno immaginare di trovarci in un contesto come questo” ha sottolineato Pierlorenzo Rossi, direttore di Confcooperative Emilia Romagna, aprendo il suo intervento di ieri in Commissione Politiche economiche, presieduta da Luca Giovanni Quintavalla, nel corso della seduta dedicata al bilancio dei primi tre anni di attuazione della legge regionale 12/2022 sulle cooperative di comunità. Un confronto che ha confermato l’evoluzione di un modello oggi riconosciuto come presidio essenziale nelle aree interne e, sempre più spesso, anche in alcune periferie urbane segnate da fragilità sociali. Rossi ha ricordato il lungo percorso che ha portato alla norma e alla sua applicazione: “È stato un confronto vero, di ascolto reciproco, e credo che la legge sia arrivata a rispondere realmente alle esigenze dei territori”, evidenziando come in Emilia-Romagna si stia consolidando una visione fondata sui principi dell’economia sociale, coerente con la delega recentemente assegnata in regione sul tema e il piano nazionale in via di definizione.

 

Secondo i dati presentati dalla Regione Emilia-Romagna, sono oggi 30 le cooperative di comunità iscritte nell’elenco istituito nel 2024, radicate in particolare nelle aree montane: 9 nel territorio di Reggio Emilia, 8 in Provincia di Parma, 3 nel bolognese, 3 nel riminese, 3 nel ferrarese, 2 nel modenese, 1 nel ravennate e 1 nel cesenate. Gestiscono attività economiche e sociali molto diverse – dalla somministrazione alimenti ai servizi culturali, dalla panificazione ai progetti turistici, dalla valorizzazione delle risorse naturalistiche alla rigenerazione urbana – e rappresentano, per i paesi di montagna e per le frazioni più periferiche, un presidio di servizi essenziali e una leva di coesione comunitaria. Tra 2022 e 2024 sono stati finanziati 78 progetti con circa 407mila euro, a sostegno dell’avvio d’impresa e degli investimenti in attrezzature, opere e mezzi: dal 2025, i bandi riservati alle realtà registrate metteranno a disposizione 250mila euro all’anno.

 

Nel suo intervento, il presidente Quintavalla ha definito le cooperative di comunità “un tratto distintivo della Regione”, mentre l’assessore alla Montagna e aree interne Davide Baruffi ha sottolineato la loro natura di imprese “indissolubilmente legate al territorio, ai bisogni collettivi e alla partecipazione dei cittadini”. Contributi sono arrivati anche da Emanuele Monaci, presidente di AGCI Emilia-Romagna, che ha richiamato il ruolo delle cooperative nel ravvivare l’economia delle aree isolate, e da Daniele Montroni, presidente di Legacoop Emilia-Romagna, che ha evidenziato come queste iniziative siano nate per rispondere ai vuoti lasciati dal mercato e dal ritiro dei servizi pubblici.

 

Al centro del confronto sono state soprattutto le testimonianze delle cooperative aderenti a Confcooperative Emilia Romagna, che hanno portato con chiarezza esigenze, visioni e prospettive. La cooperativa Pixel di Viserbella, con il presidente Stefano Benaglia, ha descritto il lavoro di rigenerazione urbana necessario a mantenere servizi e presidi sociali anche nei mesi invernali. La cooperativa Foiatonda di San Benedetto Val di Sambro, guidata da Ermanno Pavesi, ha espresso in modo netto la richiesta di “snellire la burocrazia”, mentre la cooperativa La Corte di Rigoso, rappresentata da Claudio Moretti, ha mostrato come l’impegno su turismo e accoglienza possa generare nuova occupazione nelle zone più remote dell’Appennino parmense. La cooperativa Camino Verde di Brisighella, presieduta da Franco Zaccherini, ha portato la testimonianza delle difficoltà quotidiane dopo le frane del 2023, tra gestione del bar e della bottega e mantenimento dei posti di lavoro in un territorio fragile, da Berceto, invece, la cooperativa Ghiare Futura, con Sabrina Del Nevo, ha raccontato il percorso che ha permesso di riaprire l’alimentari del paese e avviare nuovi servizi comunitari come il doposcuola.

Tra le esperienze più consolidate, la cooperativa Valle dei Cavalieri di Ventasso, con il vicepresidente Oreste Torri, ha ricordato una storia cominciata nel 1991 per riportare servizi e socialità in un paese che rischiava di svuotarsi; mentre la cooperativa San Rocco di Ligonchio, rappresentata da Vittorio Bigoi, ha mostrato i risultati di una gestione alberghiera capace di generare lavoro stabile, con 26 persone occupate nell’estate 2025. Sul versante riminese, la cooperativa Fer-Menti Leontine, con Luca Martinelli, ha raccontato il recupero di attività produttive e commerciali a San Leo, dal forno al negozio fino al bar, con l’obiettivo di costruire una rete regionale di scambio di buone pratiche. Accanto a queste realtà aderenti a Confcooperative, ha partecipato anche la cooperativa Altimonti, attiva a Villa Minozzo, che integra recupero dei castagneti e servizi di accudimento domiciliare per le persone più fragili.

 

Dal dibattito è emersa con forza la necessità di semplificazione burocratica, unita alla richiesta di strumenti più efficaci sul fronte degli investimenti. Le cooperative hanno inoltre evidenziato l’urgenza di una legge nazionale organica dedicata alle cooperative di comunità, capace di uniformare i criteri e riconoscere pienamente il loro ruolo nel sistema dell’economia sociale. In chiusura, i consiglieri Marco Mastacchi, Alessandro Aragona, Barbara Lori e Daniele Valbonesi hanno ribadito l’impegno politico nel sostenere le aree interne e nel valorizzare questi modelli di impresa ad alto impatto territoriale.