I dati emersi dal Rapporto Montagne Italia 2025 presentato da Uncem, l’Unione Nazionale Comuni ed Enti Montani evidenziano come l’Appennino emiliano-romagnolo stia mostrando segnali di attrattività, con un saldo migratorio positivo e nuove dinamiche di sviluppo che riguardano le comunità locali.
“Apprezziamo l’intenzione manifestata dalla Regione – sottolinea Confcooperative Emilia Romagna – di avviare una riforma del governo territoriale che riordini funzioni e forme di sostegno a Comuni, Unioni e Province, colmando il vuoto legislativo nazionale sul testo unico degli Enti locali e delle Province. Si tratta di un passaggio necessario per rafforzare la cooperazione tra enti locali, condizione essenziale per garantire servizi e opportunità a chi vive e lavora nei territori montani”.
Dal punto di vista operativo, Confcooperative ricorda come, per quanto riguarda il presidio della montagna e il rilancio socio-economico, proprio dal movimento cooperativo siano nate esperienze oggi riconosciute a livello istituzionale come le cooperative di comunità e le comunità energetiche rinnovabili. Strumenti che, come ricordato anche dall’assessore regionale alla Montagna Davide Baruffi, rappresentano forme avanzate di autorganizzazione dei cittadini, capaci di migliorare la qualità della vita, contrastare lo spopolamento e sostenere processi di sviluppo locale ispirati al principio di sussidiarietà.
Positivo l’annuncio della Regione di voler rafforzare la programmazione negoziata, superando in larga parte la logica dei bandi che ha caratterizzato il PNRR. “È una scelta che condividiamo – osserva Confcooperative – perché consente agli enti locali di lavorare su progettualità condivise e non su procedure competitive, troppo spesso penalizzanti per i piccoli Comuni. In questo quadro, le cooperative possono rappresentare un partner affidabile per portare nei territori idee, risorse e capacità organizzativa”.
Confcooperative Emilia Romagna rilancia anche una proposta già avanzata al presidente di Regione Michele de Pascale in occasione del convegno sulle aree interne tenutosi a Marradi (FI) nel corso dell’estate: quella di istituire lo strumento dei SIEG (Servizi di interesse economico generale) a sostegno dei presidi di comunità nelle aree montane, come i negozi multiservizi e le piccole attività commerciali che rappresentano spesso l’unico punto di riferimento per interi Comuni. I SIEG, riconosciuti e disciplinati dal diritto dell’Unione europea, qualificano attività economiche che hanno un interesse pubblico, assicurando universalità, accessibilità e coesione sociale, soprattutto laddove il mercato da solo non è in grado di garantire un servizio adeguato.
L’applicazione della normativa europea sui SIEG offre inoltre importanti benefici: non solo un riconoscimento istituzionale del ruolo dei presidi montani, ma anche la possibilità di derogare al regolamento “de minimis” ordinario, applicando il cosiddetto regime “super de minimis” che rende più agevole l’erogazione di contributi pubblici a sostegno delle imprese.
“Per questo – conclude Confcooperative Emilia Romagna – auspichiamo che la Regione possa avviare già in questa legislatura un’iniziativa normativa in materia di SIEG. Sarebbe un segnale concreto di attenzione verso l’Appennino e i suoi abitanti, in continuità con la scelta di riformare il governo territoriale e di rilanciare la programmazione negoziata. Le cooperative sono pronte a fare la loro parte, continuando a promuovere modelli innovativi di sviluppo e coesione sociale nei territori montani”.
Nella foto, Borgo La Scola nel comune di Grizzana Morandi nell’Appennino bolognese.
Fonte foto: appenninobolognese.cittametropolitana.bo.it