COOPERATIVE SOCIALI PER UNA RIPARTENZA COLLETTIVA

COOPERATIVE SOCIALI PER UNA RIPARTENZA COLLETTIVA

La lettera al Corriere della Sera dei presidenti di Confcoperative Federsolidarietà e Legacoopsociali, Stefano Granata ed Eleonora Vanni, e del direttore di AICCON Paolo Venturi.

lunedì 18 gennaio 2021

Ecco la lettera da parte dei rappresentanti della cooperazione sociale, pubblicata sull’edizione di sabato 16 gennaio 2021 del Corriere della Sera e firmata da Stefano Granata (presidente Confcooperative Federsolidarietà), Eleonora Vanni (presidente Legacoopsociali) e Paolo Venturi (direttore AICCON).

 

Caro direttore,

è stato un anno veramente eccezionale per la cooperazione sociale. Un’eccezionalità da leggersi tanto nelle ferite inferte da questa crisi sanitaria, quanto negli orizzonti che questa fase ha fatto intravedere. Non occorre aspettare la fine di questo periodo per scorgere segnali di futuro, che indicano l’esigenza di un radicale investimento nelle risorse e nell’intraprendenza delle comunità, rilanciando così una nuova stagione di investimenti in un welfare a matrice comunitaria. Tutto quello che stiamo sperimentando in questi giorni drammatici si sta rivelando, in maniera inattesa, come una vera e propria palestra d’innovazione che sta potenziando le motivazioni e le aspirazioni di quel Terzo Pilastro, che ha sorretto in questa emergenza tanto lo Stato quanto il Mercato. L’emergenza per la cooperazione sociale non è stata solo il tempo che ha certificato la sua resilienza, ma anche quello in cui si è potenziata la consapevolezza di un cambiamento e di un nuovo protagonismo che nasce innanzitutto da un atto di responsabilità rispetto a ciò che è successo. Un punto di non ritorno.

È in atto una trasformazione che chiede di ridisegnare il campo e non solo di introdurre incentivi temporanei o correttivi di carattere normativo. Una partita che la cooperazione sociale vuole giocare evitando l’esodo dalla propria identità, continuando ad intraprendere, innovare in qualità di imprenditori sociali e non da meri gestori sociali.

La cooperazione sociale è nata in un quadro storico trasformativo, come quello odierno: si è proposta nella società come innovazione di prodotto, ossia come impresa a finalità d’interesse generale e come politica sociale agita da istituzioni private. Sono state le norme sociali e non quelle giuridiche che hanno guidato la nascita e l’affermazione di questo movimento nato dal basso. Il legittimo riconoscimento è arrivato dopo, molto dopo.

La forza istituente dei bisogni, legata alle aspirazioni di cittadini che si sono attivati per rispondere alle necessità dei più fragili, han prodotto nel nostro Paese una terza via economica (oltre a quella profit e pubblica) capace di tenere insieme lavoro e cura. Un’esperienza unica a cui si deve non solo la coesione ma anche la competitività di molti territori. Il mutualismo ha fatto da lievito e ha dato forma a nuove economie che anche oggi per prosperare «devono» tenere vivo il fuoco della loro biodiversità. Se ci guardiamo indietro nel tempo, i tratti distintivi di queste istituzioni democratiche si potevano nitidamente osservare:


1) Nell’eccedenza di motivazioni intrinseche insita nei lavoratori e nei soci.


2) Nei modelli organizzativi disegnati sui bisogni degli ultimi e dei più fragili.


3) Nell’alta propensione al rischio e nel coraggio di sfidare l’incertezza attraverso logiche cooperative.


4) Nell’assumere la comunità come fattore di co-produzione e non mera utenza.

Noi crediamo che occorra ripartire da qui, tenendo vivo questo fuoco ed evitando di «celebrare le ceneri». È necessario aprire una stagione che promuova la continuità di un’esperienza attraverso «innovazioni di rottura» rispetto alle tensioni conservative e al «pensiero calcolante» che attraversano il campo

I fattori generativi della cooperazione sono il punto più avanzato per immaginare il «dopo». Il futuro della cooperazione sociale si costruisce con un radicale sguardo al futuro, sapendo però che la costruzione del Futuro è un atto del presente. Serve quindi una decisione, oggi.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza diventa così il terreno fertile su cui agire e dentro cui valorizzare il protagonismo del mutualismo e l’intraprendenza delle comunità. La costruzione del futuro, infatti, inizia dalla piena valorizzazione del Terzo Pilastro nella costruzione di uno sviluppo che non separi più l’economico dall’umano.

 

 

Stefano Granata – presidente Confcooperative Federsolidarietà (nella foto sotto)

 

Eleonora Vanni – presidente Legacoopsociali

 

Paolo Venturi – direttore AICCON