“MIGRANTI, BASTA SLOGAN. INVESTIAMO SULL’INTEGRAZIONE”

“MIGRANTI, BASTA SLOGAN. INVESTIAMO SULL’INTEGRAZIONE”

Antonio Buzzi, presidente regionale di Confcooperative Federsolidarietà: “Il sistema è al collasso, mettiamo tutti i soggetti interessati attorno ad un tavolo per una soluzione comune. Non servono dormitori ma luoghi di integrazione diffusa”.

mercoledì 30 agosto 2023

“Il tema dell’immigrazione accompagna la storia dell’uomo sin da quando esiste. Bisogna mettere al centro le persone e smetterla con gli slogan, che vengono fatti proprio sulla loro pelle. L’interesse della comunità e dei migranti stessi deve venire prima di tutto”. In un momento in cui il boom dello sbarco dei migranti in Italia è al centro dell’attenzione e di tante polemiche, Antonio Buzzi, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna (nella foto), lancia un grido d’allarme. E sprona il Governo a valutare bene la direzione da prendere su questo delicatissimo tema.

 

Che la situazione sia grave è ormai sotto gli occhi di tutti. Gli sbarchi sono aumentati esponenzialmente nell’ultimo anno. Lampedusa, come sempre, è la meta più colpita per la sua vicinanza alle coste africane. Ed è al limite. I migranti vengono trasferiti altrove, in tutta Italia. Ma qui sorge il problema: l’impossibilità ad accoglierli adeguatamente da parte delle strutture adibite a farlo. “La richiesta cresce giorno dopo giorno ma garantire ai migranti i corretti percorsi di integrazione sul territorio sta diventando sempre più complicato - sottolinea Buzzi -. Non ci sono abbastanza risorse, le nostre cooperative sociali sono in piena emergenza”.

 

Il motivo è presto detto. “Risale al primo Decreto sicurezza del 2019, quando il Governo gialloverde ridisegnò le remunerazioni destinate alle strutture di accoglienza verso il basso. Da allora, anche se successivamente i capitolati sono stati leggermente rialzati, i bandi delle Prefetture non permettono di fornire un servizio che permetta l’inclusione nel tessuto sociale dei migranti. Le cooperative che vincono l’appalto si trasformano in dormitori, come se fossero albergatori e nulla più, rischiando di creare persone destinate alla marginalità che possono portare a problemi di sicurezza sul territorio. Altre, la maggior parte, preferiscono non partecipare ai bandi per questioni etiche. Il sistema dell’accoglienza italiana così diventa un problema anziché una risorsa. Bisogna tornare a investire sul tema dell’integrazione, altrimenti il nostro destino è segnato”.

 

A pagarne le conseguenze, tra l’altro, sono in primis i minori stranieri. “Questo è il problema più urgente da affrontare - dichiara Buzzi senza mezzi termini -, un tema complesso che deve toccare il cuore di tutte le persone. I bambini che sbarcano in Italia ormai hanno un’età che in molti casi si aggira sui 12/13 anni, non più prossimi ai 18. E hanno alle spalle vissuti spaventosi e inimmaginabili. Per loro arrivare in un sistema prossimo al collasso significa essere accolti e parcheggiati insieme agli adulti, ossia senza le tutele che dovrebbero essere loro garantite. Cosa diremmo se ai nostri figli venisse riservato un simile trattamento? L’Italia ha firmato la carta dell’Onu sui diritti dell’infanzia: questo è un dovere morale oltre che un interesse nazionale”.

 

Anche per questo il presidente Buzzi è in costante dialogo con le istituzioni, Prefettura e Comuni su tutte. L’obiettivo è uno solo: sedersi insieme attorno a un tavolo per far fronte a questa emergenza. “Non si può andare avanti così, l’accoglienza della Romagna dopo il decreto sicurezza è calata del 60% - sottolinea il presidente -. Le cooperative sono imprese non profit, ricordiamolo, e devono rispondere ai propri soci. Non possono lavorare in perdita, altrimenti falliscono come ogni altra azienda. I conti devono tornare. Bisogna tornare anche a un sistema di accoglienza diffusa nelle singole abitazioni e non solo concentrata nei grandi centri, perché quest’ultima non consente l’integrazione per tutti gli immigrati che intendono restare sul territorio. Bisogna dar vita a un tavolo interistituzionale che coinvolga Stato, istituzioni locali e Terzo Settore, dalle Caritas alle cooperative, mettendo da parte gli slogan a favore di una soluzione comune. Avere persone integrate nel sistema socio-economico fa bene all’Europa intera, non solo all’Italia”.

 

A cura dell’ufficio stampa e comunicazione di Confcooperative Emilia Romagna