In Emilia-Romagna occorre il triplo di lavoratori stranieri stagionali per i settori agricoltura e turistico-alberghiero. Quelli assegnati dal Dpcm ‘flussi’ del Governo, poco più di 2mila, sono insufficienti per le esigenze e, in base a quanto stimato dalle Associazioni datoriali, tale quota soddisfa circa un quinto del fabbisogno espresso dal settore agricolo e da quello turistico alberghiero regionali.
In una regione in cui il tasso di disoccupazione è pari al 5%, tanto da considerarsi fisiologico, dunque le 2.095 persone assegnate sono largamente insufficienti ad affrontare sia la stagione agricola della raccolta, sia quella turistica, entrambe alle porte, mettendo in difficoltà tanti altri settori.
È in sintesi il cuore della richiesta scaturita dal Patto per il Lavoro e il Clima, costituito da 60 realtà rappresentative del sistema territoriale dell’Emilia-Romagna (tra cui Confcooperative), che ha inviato una missiva all’Esecutivo dove si chiede che si intervenga, in sede di aggiornamento del Decreto e, tenendo in considerazione le reali esigenze segnalate dal sistema imprenditoriale regionale, che si aumenti la quota di lavoratori stagionali dell’Emilia-Romagna.
La lettera è stata indirizzata ai ministri Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), Marina Elvira Calderone (Lavoro e Politiche Sociali), Francesco Lollobrigida (Ministro dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste), Daniela Santanché (Turismo) e Matteo Piantendosi (Interno).
Il Tavolo si è riunito nei giorni scorsi (per Confcooperative Emilia Romagna erano presenti il direttore Pierlorenzo Rossi e il funzionario Francesco Zanoni) esprimendo “preoccupazione anche in merito al rischio che aumenti in modo sensibile lo sfruttamento di persone costrette a vivere in clandestinità e, con esso, la pratica del lavoro nero e del caporalato, a scapito del lavoro regolare. A tal fine, il Tavolo ritiene inoltre urgente lo stanziamento delle risorse da destinare agli Enti Locali per la realizzazione di tutti gli interventi utili a promuovere l’integrazione sociale e l’accesso ai diritti fondamentali”.
Il sistema Emilia-Romagna, inoltre, chiede lo scorrimento complessivo delle liste dei lavoratori stranieri non stagionali, rispetto ai quali - a seguito del click day dello scorso 27 marzo - le imprese emiliano-romagnole hanno avanzato 5mila richieste.
La Regione e i firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima esprimono in conclusione “la piena disponibilità ad avviare un confronto con il Governo utile ad affrontare tali problematiche, attuando politiche per sostenere la qualità del lavoro in particolare nei settori caratterizzati da forte stagionalità, individuando una soluzione strutturale agli ingressi che permetta una crescita sostenibile del sistema produttivo regionale e nazionale, promuovendo occupazione di qualità e rispetto della legalità, contrastando con ogni mezzo il lavoro irregolare e i fenomeni di grave sfruttamento lavorativo, anche attraverso la corretta applicazione dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.
Foto Conserve Italia