IL MODELLO WORKERS BUYOUT DELL’EMILIA-ROMAGNA

IL MODELLO WORKERS BUYOUT DELL’EMILIA-ROMAGNA

Intervista di Netcoop a Pierpaolo Baroni, referente nazionale per le cooperative di lavoratori che rilevano le aziende in difficoltà. In 10 anni oltre 50 progetti in Emilia-Romagna.

venerdì 20 gennaio 2023

È fra i massimi esperti in Italia dei workers buyout e guida in Emilia-Romagna un pool di esperti grazie al quale molte imprese sono rinate dalle ceneri e centinaia di lavoratori si sono messi alle spalle l’incubo di rimanere senza lavoro. Pierpaolo Baroni (funzionario di Confcooperative Romagna, nella foto in gallery) è referente nazionale per Confcooperative dei workers buyout e racconta a Netcoop un percorso nato oltre 10 anni fa. 

 

Sul fronte dei workers buyout, l’Emilia-Romagna è un modello virtuoso con un pool specializzato che dal 2012 ha sostenuto oltre 50 progetti. Qual è il segreto di questo successo?
È un successo che parte da lontano, da oltre 10 anni fa quando, durante i tavoli convocati negli anni post crisi 2007-2008 dall’assessore alle Attività produttive del tempo, emerse una situazione di grandissima difficoltà con molte imprese fallite o sull’orlo del fallimento. Da allora abbiamo costruito un metodo che oggi è estremamente efficace e che ci ha consentito di partire prima rispetto a tutto il resto d’Italia accumulando un’esperienza preziosa che ci ha permesso, in questi anni, di raccogliere i frutti di questo lavoro nonostante l’ultimo periodo non sia facile per innumerevoli motivi primi fra i quali senza dubbio la crisi energetica e l’aumento nel costo delle materie prime.

 

Nel metodo che avete sviluppato, quanto è importante la selezione dei progetti da sostenere?
Si tratta di un aspetto fondamentale. Anche in questo caso è fondamentale l’esperienza che abbiamo accumulato in questi anni perché ci ha consentito di affinare il nostro metodo e di capire in pochissimo tempo se un progetto che ci viene presentato possa funzionare o meno. Questo ci rende molto efficienti e ci consente anche di guidare nel miglior modo possibile i lavoratori che si presentano con i loro progetti. 

 

Qual è il ruolo che ricoprite come associazione e, quale quello del CFI (Cooperazione Finanza Impresa)?
Il CFI diciamo che arriva in una fase successiva, quando il business plan è pronto. Come associazione, al di là della selezione iniziale, affianchiamo i lavoratori e di fatto li guidiamo passo dopo passo sia nel percorso economico che anche da un punto di vista psicologico perché parliamo di persone che si sono trovate all’improvviso senza lavoro e che decidono di fare un passo importante diventando imprenditori. Cruciale è anche il ruolo svolto da Fondo Sviluppo che garantisce un supporto importante e che, insieme al CFI, consente di ottenere la dotazione finanziaria indispensabile per sostenere il progetto. CFI e Fondo Sviluppo hanno messo a disposizione dei WBO somme importanti e hanno supportato l’associazione nello sviluppo dei progetti.

 

Happiness è un esempio di successo tra i WBO avviati negli ultimi anni…
Si tratta di un caso importante caratterizzato da un estremo coraggio anche perché è un’azienda ripartita in un settore molto difficile. A rendere la situazione ancora più complicata, è stato lo scoppio della guerra che ha anche ridotto sensibilmente gli acquisti provenienti da un mercato rilevante per l’azienda come quello russo. Nonostante questo, i soci della Happiness (cooperativa di workers buyout di Rimini, nella foto principale i 6 ex dipendenti oggi diventati imprenditori cooperativi) stanno adesso raccogliendo i frutti del proprio coraggio perché stanno arrivando i primi successi. C’è ancora tanta strada da fare ma noi li stiamo seguendo come abbiamo già fatto nella fase di rinascita, dopo il fallimento. 

 

Fonte: Netcoop