L’intervista pubblicata dal Corriere di Bologna a Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna, si inserisce nel dibattito aperto dal quotidiano sul futuro dell’Appennino e sulle politiche necessarie a contrastare la desertificazione economica e sociale dei territori montani. Un confronto arricchito anche dalla proposta del vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla, che ha rilanciato l’idea di una Zona Economica Speciale (ZES) per le aree interne, da sottoporre al Governo.
Nel colloquio con la giornalista Luciana Cavina, Milza ha riconosciuto l’interesse dell’iniziativa, ma ha voluto ampliare la prospettiva: “L’istituzione della ZES non sarebbe l’unico strumento utile ad evitare la desertificazione dell’Appennino. Noi abbiamo proposto l’identificazione dei Servizi di interesse economico generale (SIEG) nell’ambito di tutto il tema delle aree interne e abbiamo chiesto che siano inseriti tra gli strumenti a disposizione del nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima che si va formando in queste settimane”.
I SIEG, ha spiegato, sono uno strumento “che può andare di pari passo con la ZES. Prevede supporti economici – ha precisato – senza rientrare nella fattispecie degli aiuti di Stato ed è riservato a realtà che garantiscono un presidio sicuramente economico ma anche sociale del territorio”. Secondo Milza, il senso dei SIEG è proprio quello di dare sostegno a quelle attività “di cui beneficiano cittadini e imprese, come il negozio, il bar, la farmacia o lo sportello bancario collocato in un luogo a presidio che garantisca la sostenibilità economica. Senza questi servizi le persone, lavoratori e imprenditori, non si insediano e non restano”.
Il presidente di Confcooperative Emilia Romagna ha ricordato che la proposta è già stata oggetto di confronto con la Regione e nasce da esperienze concrete: “Ne abbiamo discusso con l’amministrazione regionale e lanciato la proposta di attivare lo strumento perché abbiamo verificato che funziona. In Trentino, attraverso un investimento non eccessivo, i SIEG sono riusciti a garantire un presidio di servizio territoriale nelle aree interne, senza sollevare problematiche rispetto agli aiuti di Stato previsti dalla Comunità europea”. Un modello presentato anche durante il convegno di Marradi organizzato da Confcooperative Emilia Romagna e Confcooperative Toscana, dedicato proprio alle soluzioni cooperative per la montagna.
Milza ha inoltre sottolineato come il tema dei SIEG si inserisca in un quadro nazionale in evoluzione, legato al Piano nazionale per l’Economia sociale pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, oggi in fase di consultazione pubblica. “Il Governo ha colto la raccomandazione della Commissione europea del 27 novembre 2023 di sviluppare un piano sull’economia sociale – ha detto –. Per noi è un punto di partenza e un riconoscimento politico forte del ruolo della cooperazione come attore economico e sociale operativo sul territorio”.
Confcooperative Emilia Romagna, ha aggiunto Milza, è pronta a dare il proprio contributo alla costruzione del nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima, portando proposte che mettano insieme sviluppo e coesione: “Anche l’Emilia-Romagna, per quanto sia una regione avanzata, risente di crisi in atto. Come prescrive l’Action Plan, pubblico e privato possono condividere soluzioni a tante criticità, da quelle socio-assistenziali alla crisi abitativa. I SIEG rappresentano una risposta concreta per garantire servizi, occupazione e comunità vive nei nostri territori montani”.